mercoledì 30 aprile 2008

ARG1 - Seconda Uscita Pratica su Granito (?)

Arrivati previa levataccia e delirio stradale al posto designato per l’uscita pratica di arrampicata su granito Svizzero i nostri sorrisi si tramutano in delusione: le placche sono bagnate, sarebbe osare troppo cimentarci qui oggi… dopo un breve consulto ritorniamo in Italia e ci dirigiamo verso una nota falesia del Lecchese rinomata per il suo livello di “unto” sulle prese. Inutile dire che se fossi stato io un allievo mi sarei incazzato di brutto con la direzione del corso a causa di questo cambio di destinazione improvviso, ma evidentemente questi allievi ci hanno preso in simpatia e sembra non siano troppo sconvolti dai 200 km fatti per nulla…

Qui Walter e Marina spiegano come si esegue il complicatissimo paranco, è proprio vero che una cosa complicatissima ma spiegata bene diventa meno complessa da eseguire:



Nel pomeriggio saturiamo la falesia occupando praticamente tutti i tiri più abbordabili, qui riprendo Ilaria che arrampica (lei si che ha tanto da insegnare), in giro gli allievi (loro invece hanno tanto da imparare!):



Qui ho ritratto il battesimo su roccia di un allievo:



Qui si vede un allievo impanicato su un terrazzino sotto un tettuccio, mentre scendo godo nell’abbandonarlo al suo destino in balia della forza di gravità:



E per finire dò una dimostrazione finale di stile di arrampicata salendo apparentemente senza fatica su un tiro su cui allievi vari si sono quasi consumati a suon di tentativi ovviamente falliti dopo immani sforzi. Notasi la mia perfetta coerenza con lo stimatissimo Caruso… Allievo che riprende fa commentini scherzosi vendicandosi di tutti gli insulti che gli ho tirato in giornata:



Terminata la giornata ci aspetta il consueto Briefing degli istruttori: la classica riunioncina che dà quella parvenza di serietà alle uscite pratiche della scuola (Oh! No! L’ho detto! Ho rivelato un segreto della Scuola! Speriamo che nessuno legga mai questo post)… seduti in cerchio vicino alle macchine parcheggiate cerco ma con scarso risultato di fare osservazioni intelligenti sulla giornata… intanto notiamo una cosa: alcuni allievi si sono raggruppati tra di loro dall’altro lato della strada e sembra che stiano facendo anche loro un briefing… incuriosito li raggiungo, scambio due chiacchere, penso “sono salvo sto scampando dal briefing degli istruttori!” e noto con piacere che tra di loro si sta formando un gruppo, piano piano le persone si legano tra loro, nascono le prime cordate…

mercoledì 16 aprile 2008

I miei carissimi amici - Fabio Lanceschini

Ah! mi ricordo quella volta in Grignetta con Christian (qui con me nella foto), quando stavamo arrampicando impegnatissimi e attrezzatissimi siamo stati superati con scioltezza dal qui presente Fabio che arrampicava sulla nostra stessa via solo, non assicurato, senza zaino, con le scarpe da tennis (!) e munito di lettore MP3 (!!) ... Ah! quanto tempo è passato! da cosa nasce cosa e scopro che Fabio è di Valmadrera, ha ripetuto in solitaria e in invernale (!!!) la via del Fratello al Badile, aperta da Gianni Rusconi nel 1973... Fabio è un arrampicatore fortissimo che piano piano si sta affermando, chissà perchè oggi è qui allo Zucco Angelone, forse si sta semplicemente dirigendo verso la parete Shakespere, dove ci sono vie riservate a pochi eletti, oppure è semplicemente passato di qua per vedere se gli allievi del 22° Corso di alpinismo ARG1 ci stanno dando dentro ... UARGH! un vero peccato che mi sia tolto il pile degli istruttori del Club alpino! Sarebbe stata veramente una foto ottima se l'avessi indossato in compagnia di Fabio...

Fabio Lanceschini, mio carissimo amico.

ARG1 2008 - Uscita Pratica allo Zucco Angelone

Dalla teoria si passa alla pratica; oggi ogni istruttore ha due allievi, mentre uno impara ad assicurare l'altro impara a scalare... qui sotto riprese di questi piacevoli momenti di iniziazione con tanto di lezione di vita utile per imbonirsi il direttore del corso; lezione elargita da me (vero maestro nell'arte del licchinaggio!) che riprendo all'allievo alle mie spalle ...



Ecco Stefano impegnato sul secondo tiro della celeberrima via "Foto di gruppo con Signorine"... incredibile ma vero stavolta le signorine le incontriamo davvero... poco sopra di noi c'è una cordata di tre ragazze appartenenti ad un'altra scuola di alpinismo. Ovviamente attacco subito bottone e mi rendo suito conto di quanto le loro competenze alpinistiche (che sono certo rispecchiano il livello medio della loro scuola) siano assai scarse rispetto agli standard Guido della Torre.. hi! hi! hi!



Qui si vede Davide (l'altro mio allievo) impegnarsi moltissimo su un delicato passaggio di aderenza che lo assorbe completamente, sembra di essere sul set del celeberrimo film "Assassinio sull'Eiger"... Bravo Davide! Così si fa! non bisogna arrendersi mai! Incito Davide per tutto il giorno chiamandolo per nome: "Forza Davide!", "Bene così Davide!", "Crolleranno le montagne ma non tu, mio caro Davide!" Hi! hi! hi!. Dopo ore e ore di scalata, dopo l'ultima doppia, poco prima di rimetterci le scarpe ai piedi Davide mi guarda e con pacatezza fuori dal comune mi dice "Non mi chiamo Davide, mi chiamo bensì Marco". Ecco allora spiegato il motivo del nostro tremendo ritardo (più di un'ora) al bar della funivia con il resto del gruppo, ecco la causa della nostra incredibile lentezza: in montagna ogni minimo errore può avere conseguenze negative... è bene allora miei cari allievi imparare a fare le cose con ordine e metodo (soprattutto le manovre di corda!).



Grazie Stefano, Grazie Davide (...ooooopppppssssss volevo dire Marco)!

I miei carissimi amici - Hans Kammerlander




Oh no gravissimo! Paolo mi raggiunge ed è in maglietta, jeans e scarpe da tennis; io invece sono in giacca e cravatta: infatti questo è l'abbigliamento giusto per stare al cospetto di Hans che conosciamo questa sera...

Appena Hans prende in mano il microfono mi sembra di essere a pranzo da mia nonna la domenica mattina quando piove mentre mi serve i suoi caratteristici raviolazzi domenicali e il papa alla televisione dice: "Frateli e Sorele...", Hans è altoatesino (per cui il suo accento ricorda quello del papa) e con l'italiano fa un po' fatica ma nonostante ciò è riuscito (dopo ossessivi tentativi) a salire sul K2 e a scendere con gli sci ...



...era con Messner il giorno in cui urlò la sua famosa frase "Mai più su un ottomila!!", Hans era in cima al suo terzo ottomila, mentre Messner concludeva quel giorno la sua corsa sulle montagne più alte della terra... per lui era inoltre la fine di una sofferenza immane tra allenamenti disumani, ricerca di finanziatori, accuse di ogni tipo, ... Nel famoso libro di Hans "Malato di Montagna" (da me letto e riletto) Hans descrive (e precisamente a pagina 55) quel momento tanto significativo nella storia dell'alpinismo: la prima persona ad aver conquistato tutte e 13 le montagne più alte della terra.

Aggiorno inoltre Hans inerentemente l'andamento del 22°Corso di Alpinismo, gli spiego che tutto procede per il meglio e la mia carica di vice-presidente è ricoperta in modo professionale. Informo Hans sul rendimento degli allievi che sono tutti bravi anche se (come direbbe qualsiasi professore di scuola superiore che si rispetti) POTREBBERO DARE DI PIU'.

Hans Kammerlander, mio carissimo amico.

martedì 15 aprile 2008

Falesiata a Finale (settembre 2007)

Qui il diaporama edito dal caro Matteo Colombo inerente quei giorni a Finale dove accadde di tutto... (settembre 2007, eravamo tutti più giovani)



direi che l'immagine qui sotto sottolinea pienamente lo spirito che ci ha animato e che ha reso possibile questa bellissima esperienza:

martedì 8 aprile 2008

Corma di Machaby - Via Bucce d'Arancia



Grazie Davide! A presto!

22° Corso di Alpinismo ARG1 - Prova del Copertone - 5 Aprile 2008

Basta una minima imprecisione per essere subito redarguiti da Vittorio: l'attenzione per la didattica è elevata almeno tanto quanto il desiderio che gli allievi imparino le manovre nel migliore dei modi ....



Qui Alessio dà una dimostrazione di come si fa a trattenere la caduta con assicurazione ventrale. (Ignari di quanto accadrà tra poco dei climbers sullo sfondo continuano imperterriti a scalare assicurandosi in modo non conforme alle indicazioni che la scuola GdD predica.)




...e dopo Alessio tocca agli Alievi... "Chi si offre volontario?" chiede Vittorio. Silenzio. Io, nel mio ruolo vice-presidenziale dovrei a questo punto offrirmi spontaneamente e sicuramente sarebbe successo così se Matteo non si fosse proposto volontariamente come cavia... seguirà poi la prova di Mirko (prova impreziosita dal rischio di decapitazione) ...








Grazie a tutti!

venerdì 4 aprile 2008

Jack Olsen - Arrampicarsi all'inferno

"L'alpinismo è la più regale delle irrazionalità" (Kurt Maix) (pag. 38)
"…è bene o è necessario che questo reame delle più tremende forze della natura [parete nord dell'Eiger] sia invaso da esseri viventi che non furono creati per essere spensierate qcquile montane o piante rampicanti, ma solo creature umane? La prestazione alpinistica non può servire da scusa per distruggersi. Si può a ben diritto chiamarla attività sportiva; ma sport non significa necessariamente prestazione massima: per chiarirsi le idee basta pensare al "Mens sansa in corpore sana" degli antichi..." (articolo dello Sport di Zurigo) (p. 34)
"... non vengono più ... non li vedrò più ... ecco questa è la mia tomba". Sentiva il cuore battere molto debolmente; il respiro era lento e irregolare; il corpo intorpidito dalla fatica e dal freddo; la vita sembrava tanto lontana; era come se non avesse mai vissuto. Chiuse gli occhi e disse a voce bassa: "Muoio qui". (pag. 124)

giovedì 3 aprile 2008

Badile: Cattedrale di Granito - Volken M., Miotti G.

“…all’inizio dell’estate del 1937 emerge un nuovo candidato: Riccardo Cassin, uno dei migliori dolomitisti, abituato al sesto grado ma meno al granito. Perciò, assieme ai suoi compagni, Vittorio Ratti e Gino Esposito, visita due volte la Capanna Sciora, per ispezionare la parete portandosi anche sullo spigolo per familiarizzare con la roccia. La sera del 13 luglio 1937, si incontrano al rifugio diversi aspiranti: i com’aschi Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi; i lecchesi Cassin, Esposito e Ratti; Fred Kaiser e Bert Lehmann. Questi ultimi rinunciano però alla competizione dirottando verso lo spigolo Nord-Ovest del Cenalo, che conquistano il giorno 15. La mattina del 14, le due cordate italiane attaccano indipendentemente l’una dall’altra. All’alba del 15, Molteni propone di proseguire uniti, cosa che comporta una sola cordata a cinque. Una scommessa delicata; Cassin acconsente lo stesso, forse per pietà e apprensione verso i contendenti più deboli. Tuttavia la truppa avanza bene. Più in alto una caduta di sassi sventra lo zaino di Molteni, privando i com’aschi di sacco da bivacco, vestiti di scorta, guanti e chiodi da roccia di riserva. Verso sera Molteni e Valsecchi accusano violenti sintomi di stanchezza e durante il secondo bivacco, un violento temporale consuma molte forze. Il 16, Cassin, “il bulldozer del sesto grado” (Yves Ballu), si fa strada attraverso pioggia, cascate d’acqua e grandine, che poi diventa neve , conducendo tutti sulla vetta dove mettono piede alle 4 del pomeriggio, dopo 52 ore in parete, 34 ore di arrampicata e 45 chiodi piantati – in media uno ogni 20 metri. La discesa, sotto una furiosa bufera, si tramuta in una lotta per la vita che avrà le sue vittime: nonostante l’enorme impegno profuso dai lecchesi, Molteni e Valsecchi soccombono per sfinimento strada facendo. Un altro bivacco sul versante sud è inevitabile. Finalmente, il 17, Cassin, Esposito e Ratti, completamente distrutti, giungono al rifugio Gianetti – non senza prima aver portato la salma di Valsecchi giù dalla parete …” (p.76-77).

“… (19 marzo) prima dell’alba i due proseguono di nuovo, l’unica via per uscire da questa trappola [la parete Nord]. La bufera imperversa e copre i volti di una sottile corazza di ghiaccio; Gianni [Rusconi] vuole pulirsi col guanto l’occhio sinistro, ci riesce ma con il guanto stacca ciglia e sopracciglia. Più in alto un’altra valanga trascina via Gianni per 30 metri, ma fortunatamente il volo si ferma. Dopo 8 ore e mezza di lotta attraverso la bufera, improvvisamente la piccozza di Gianni affonda nel vuoto, non c’è più parete – dev’essere la cima. Sono le 14:30. un momento indescrivibile: “Vorrei urlare, pregare; ma le labbra sono tutte gelate e non mi è possibile muoverle. Mi inginocchio.” L’itinerario viene battezzato “Via del Fratello”, in memoria del fratello, Carlo Rusconi, che nel 1955 cadde mortalmente in Grigna. Quattro mesi più tardi Gianni Rusconi tornerà sulla parete per ripetere per primo la via e godersela con temperature estive. E per recuperare tutta l’attrezzatura abbandonata, cinepresa 16 mm inclusa, compreso il contenuto il contenuto prezioso: le pellicole della loro impresa…” (p. 150).

mercoledì 2 aprile 2008

martedì 1 aprile 2008

Albard - Diedro Jaccod




Splendida Via, bellissima giornata! Ma...?? Dove chacchio è il diedro che dà il nome a questa via??? Boh! Olindo attacca alla grande sui primi tre tiri, poi tocca a me sui tiri tecnici di placca dove riesco persino a piazzare un friend su quella che probabilmente è l'unica fessura per friend di tutto il paretone (come non piazzarci dentro un friend anche se non serve?). Comunque macino via bene i due tiri di sesto grado (solo un piede su uno spit, ma per piazzare il friend di cui sopra, ovviamente). Alla fine i miei compagni di cordata mi riconosceranno il merito di aver fatto il tiro più difficile (hi! hi! hi!). Quando mancano due tiri Olindo tira fuori un'idea ottima: "Perchè non facciamo chiudere la via a Davide?". Davide in fatto di primo di cordata su vie di sesto grado deve ancora essere sverginato. "Perchè no!" penso "tanto ormai il peggio è fatto (anzi L'HO FATTO)". Poi da relazione gli ultimi due tiri sono semplici rispetto agli altri, come su tutte le vie della parete... Appena partito Davide io e Olindo in sosta realizziamo che la relazione forse aveva qualche errore... in effetti il penultimo tiro è un bel 5b e non un semplicissimo 3 come ci aspettavamo... bravo Davide!

Quando Davide è partito per chiudere la via la prima cosa che ho pensato è stata che la via non era più solo la mia via (perchè è stata una mia idea andare a farla) oppura la via mia e di Olindo (che abbiamo tirato da primi) ma bensì la via "nostra", tutti e tre insieme... ottimo!

3° Lezione del 22° corso di Alpinismo ARG1 - Nodi e modi di legarsi


La partecipazione è anche questa sera enorme... saranno gli istruttori del corso in grado di soddisfare tutti? Direi proprio di si! hi!hi!hi!
Siamo divisi in gruppetti, io ho 5 persone, meno male c'è anche Davide che mi dà una mano... Oh no! il barcaiolo non mi viene al primo colpo come dovrebbe sempre capitare vista la sua importanza vitale per l'autoassicurazione... con un'abile manovra diversiva però riesco a deviare l'attenzione degli allievi verso un'altra parte e a cavarmela senza che nessuno se ne accorga... Oh no! un allievo chiede un chiarimento... Pfuiiiii... è andata bene. Oh no! un altro chiarimento... devio abilmente il discorso sviando la risposta, me la sono cavata anche stavolta (le mie tattiche da esame maturate in Politecnico funzionano ancora). Oh no! come mai (sono le 22:30) io ho già finito e gli altri gruppetti sono ancora in alto mare??? Avrò saltato qualche nodo essenziale?? Spero di no... va beh, in tal caso saranno gli allievi ad accorgersene da soli. Oh no! arriva Vittorio e si piazza dietro di me ascoltando quello che dico... la tensione cresce... mi assalgono angosce... basta un minimo errore per compromettere la mia immagine di vice-presidente del corso altamente professionale... PPfuiiiii!!! Vittorio se n'è andato, posso continuare a sparare minchiate sui nodi ... è andata bene anche stavolta. Comunque mi sa che prima o poi mi sa che questi nodi dovrò imparare a farli anche io.