martedì 12 febbraio 2008

Week End 9-10 Febbraio 2008

E cosa dire della placche di Civate, dove spesso mi sono cimentato prima su basse difficoltà, poi su difficoltà medie, poi su difficoltà estreme (mi mancava solo un movimento per chiudere un 6c). E cosa dire del 6c che stavo per chiudere se non che non è un 6c ma che è definito tale solo perchè dedicato al negozio di sport che ha sponsorizzato la creazione della falesia e non si poteva dedicare un semplice 4b ai benefattori. E cosa dire se non che la falesia dei laghetti di Civate riserva sempre emozioni forti specie se si è tranquilli e soprattutto in buona compagnia in una giornata di bel tempo e dopo una notte di meditazione. E cosa dire delle foto che non ho fatto perchè per pigrizia (la solita pigrizia tipica dei falesisti) di mettere la macchina fotografica nello zaino.

E cosa dire della Cascata del Burki a Macugnaga, di temibilissimi ricordi di spin drift (Ah! ora so cos'è!) ad essa associati la prima volta che l'abbiamo approcciata ancora neofiti dell'ice-climbing. E cosa dire del fatto che a un mese di distanza dal primo (sfortunato) tentativo di salita abbiamo trovato la cascata completamente diversa dalla sua conformazione originale, ovverosia più semplice, più appigliata, senza rischi, ghiaccio buono. E cosa dire del fatto che alla sua base c'erano dei blocchi di ghiaccio enormi, collassati sul loro peso, che sono rotolati fino alla base a garanzia della qualità del ghiaccio. E cosa dire diquando appena arrivati a Pecetto ci siamo guardati in faccia reciprocamente e ci siamo detti "Che cosa siamo venuti a fare qui?", con la macchina piena di attrezzatura sia scialpinistica che da ghiaccio, quasi dovessimo fare un tentativo su una delle magnifiche vie della maestosa parete est del Monte Rosa e invece alla fine siamo andati a fare la cascata del Burki a pochi passi dal parcheggio. E cosa dire di Pierfranco che si è tirato tutto da solo la cascata, del fatto che abbiamo tutti e tre le medesime esperienze su ghiaccio ma solo lui si è sentito all'altezza di tirare su su quelle lunghezze che avrebbero fatto cacare sotto chissà quali alpinisti esperti. E cosa dire del fatto che mentre smontavamo la sosta alla seconda lunghezza un blocco di ghiaccio si è staccato a seguito della fatica minimale di sfilare una vite, del fatto che io e Olindo ci siamo guardati e ci siamo detti reciprocamente "Aspettiamo di essere in macchina prima di dire questa cosa a Ciccio". E cosa dire della maschera che è volata giù mentre Ciccio era in sosta e io e Olindo abbiamo visto qualcosa cadere nel vuoto e ci siamo rallegrati del fatto che non fosse stato Ciccio stesso a cadere... E cosa dire del fatto che avrei anche in questo caso potuto fare delle fotografie stupende a Ciccio mentre scalava ma porca merda ho lasciato le batterie della macchina fotografica a casa nel caricatore e questi ricordi rimarranno solo nella nostra memoria ma forse è meglio così perchè nessuno potrà portarceli via...


Ciccio fotografato con il cellulare con acquario sullo sfondo.

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