giovedì 10 giugno 2010

Josè Saramago - Caino

Josè Saramago torna ad occuparsi esplicitamente di religione con una prova narrativa impeccabile per stile ed ironia. Se in passato il premio Nobel portoghese ci aveva dato la sua versione del Nuovo Testamento, ora si cimenta con l’antico. E per farlo, sceglie il personaggio più negativo, la personificazione biblica del male, colui che uccide suo fratello: Caino. Capovolgendo la prospettiva tradizionale, Saramago ne fa un essere umano nèmigliore né peggiore degli altri. Al contrario, il dio che viene fuori dalla narrazione è un dio malvagio, ingiusto ed invidioso, che non sa quello che vuole e soprattutto non ama gli uomini …

"... successe allora qualcosa fino ad oggi senza spiegazione. Il fumo della carne offerta da Abele salì in linea retta fino a sparire nello spazio infinito, segno che il Signore accettava il sacrificio e se ne compiaceva; mentre il fumo dei vegetali di Caino, coltivati con amore quanto meno uguale, non andò lintano, disperdendosi immediatamente lì, a poca altezza dal suolo, il che significava che il Signore lo rifiutava senza alcun riguardo ..." (p. 29)

"...la storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con Dio, nè lui capisce noi, nè noi capiamo lui ..." (p.74)

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