mercoledì 17 giugno 2009

4810 m s.l.m.

Sembra incredibile ma al di là delle misurazioni più o meno ufficiali il Monte Bianco ha avuto per decine d'anni un’altezza non univoca tra Italia (4.810 m) e Francia (4.807 m). Solo dal 2002, centimetro più centimetro meno, si è giunti ad una misurazione ufficiale. In realtà oggi sappiamo che al di sotto della calotta sommitale, sotto una coltre di ghiaccio e di neve spessa dai 16 ai 23 m, a quota 4.792 m, si trova la vera cima rocciosa, spostata di 40 m circa più ad ovest, rispetto alla vetta stessa.

Inoltre sorprende constatare che sulle carte ufficiali di Italia e Francia non vi sia corrispondenza sull’andamento della linea di confine relativa alla sommità del Monte Bianco. La tavola italiana dell’IGM la fa passare lungo la cresta dei Bosses mentre la carta francese dell’IGN vede il confine passare intorno alla calotta nevosa sommitale fino al Monte Bianco di Courmayour e la vetta è così interamente in territorio francese.

Sono circa 6.000 mq di superficie che interessano a pochissime persone tra cui , per questo week-end me, Paolo, Isidoro (aggregatosi all'ultimo minuto!) e qualche altra cordata che ha avuto la nostra stessa idea.

Dei circa 120 itinerari possibili di salita scegliamo la via dai Grands Mulets per il Plateau e le Bosses, ovvero la via Normale da Chamonix (Itinerario “48b”). Per un centinaio d’anni (dal 1874) è stata la via più frequentata del Monte Bianco ma su di essa possono anche manifestarsi delle cadute di ghiaccio dai seracchi del sovrastante Dome du Gouter…

… ed è proprio quello che è successo quest’anno … … appena sopra le Petit Plateau sembra che sia caduto un seracco enorme che ha sbarrato la strada, rendendo inaccessibile la via… ma dobbiamo confermare queste voci prima di attaccare la vetta…

Arriviamo al Rifugio Des Grands Mulets e constatiamo la triste realtà: l’itinerario di salita è chiuso. Si realizza quello che temevo: saremo costretti a passare da Nord, per il dosso del Dome du Gouter (Itinerario “48a”), una via completamente su ghiacciaio, per metà Parete Nord e per metà in Cresta, con pendenze che vanno dai 45° ai 50° e che permette di uscire direttamente sul Grand Plateau dopo uno sviluppo di circa 6 km… “Cosa facciamo?”, “Ce la faremo?”, nella previdenza abbiamo portato anche l’ ”artiglieria pesante” da ghiaccio …, c’è anche un crepaccio orizzontale enorme che dovremo superare … decidiamo di tentare … anticipiamo la sveglia all’una di notte … siamo determinati ma sufficientemente prudente domani non si farà un passo in avanti senza avere la certezza di poterlo rifare indietro …

Quando suona la sveglia nessuno sta dormendo… rapidissimi ci prepariamo l’avventura comincia nel buoi pesto di una notte senza luna … il pendio è ghiacciatissimo … metti e togli i rampanti … indossiamo i ramponi e iniziamo a lavorare di picozze … gli sci che pesano sulla schiena … il tintinnio del materiale che cade da cordate sopra di noi … “Paolo aspetta che Ti assicuro!” … “…Ma questa è una Parete Nord??” … il crepaccione che i vedeva dal rifugio che risulta largo più di un metro … “Isidoro, tutto OK?” … “Scaricaaa!” … “ Ma questa è una parete Nord!! …” … quando le difficoltà finiscono spunta il sole dall’Aiguille du Midi… coincidenza?

Sul Grand Plateau siamo completamente soli e con visibilità praticamente nulla … ci rimettiamo gli sci … seguiamo delle tracce nella neve che coincidono con quelle del nostro schizzo di rotta … “Se non si vede niente torniamo giù, OK?” … “Piano, piano … vai piano, risparmia le energie!” … poi un colpo di vento fortissimo … quasi cado a terra … la nuvola sopra di noi viene spazzata via … e ...
Arrivo al complesso della Vallot per primo, mi fermo un attimo, non c’è un filo di vento e la visibilità è ottima. Isidoro mi raggiunge dopo circa un quarto d’ora: “Paolo si ferma qui, gli fa male la pancia!” … urlo “Noooo!” … il dispiacere è enorme, quasi mi viene da piangere, avevamo pensato alla salita insieme dall’inizio… vorrà dire che dovremo mettere in cantiere un altro progetto!
Da qui alla cima sono altre due ore e mezza… la quota inizia a farsi sentire … decidiamo di lasciare tutto qui e di salire slegati ognuno per conto suo … abbandono sci, zaino, chiodi … tutto! Ma Isidoro è fortissimo e mi supera subito … rimango solo sulla cresta più alta d’Europa… potrebbe essere un azzardo in termini di sicurezza ma la solitudine non ha prezzo!
Sono quasi sfinito ma sempre determinato, capisco che solo con le mie forze non ce la posso fare a salire … allora (altimetro alla mano) divido i 450 metri di dislivello in tre sezioni…

Nella prima parte trovo forza e motivazione pensando a tutte le persone che mi hanno voluto bene e ad alti momenti belli: i miei professori, gli amici della palestra, i venerdì sera a Grandate, Machaby, in val di Mello con Matteo, la Segantini con Christian, Mario e il Medale, …

Nella seconda parte mi serve una motivazione ancor più forte … e allora penso a mio padre, alla mamma (che non sa neanche dove sono… cosa voglia dire avere un figlio alpinista …), alla Elena & Malko, al mio carissimo nonno che mi voleva tantissimo bene, alla nonna (che ha sempre male alle gambe e che vuole tanto bene al gattino nuovo), …

Al terzo finale della parete sono ormai cotto… guardo l’altimetro al polso, vedo dei numeri ma non riesco a distinguerli, non mi ricordo più l’altezza del Monte Bianco. Isidoro sta scendendo e mi incrocia: “Manca mezz’ora, in vetta c’è vento! Stai attento! Scendo da Paolo…” … quasi sono sfinito … non ce la faccio più … e allora con movimenti lentissimi mi tolgo una moffola (Uargh! Che freddo!) e prendo un pezzo di carta che ho nella tasca laterale dei pantaloni … lo stringo forte forte e cerco di rimettermi il guanto (che fatica! che dolore!) … subito mi sento meglio, si diffonde in me una piacevole sensazione di calore, il battito cardiaco mi si ristabilizza, ritrovo la mia lucidità e penso: “Ottimo, adesso non ci sono più problemi. Tra poco saremo in vetta. Speriamo solo di incrociare qualcun altro per farci fare una foto insieme. Vero, Emanuela?”

In vetta c’era un vento boia, roba da non stare in piedi. Sono stato su pochissimo, giusto il tempo di dire due cose a Dio, direttamente nelle sue orecchie. E non solo richieste e lamentele (come sempre), ma anche scuse e ringraziamenti, perché alla fine sono una persona fortunata e oggi si è avverato un sogno.

Riabbraccio Isidoro e Paolo alla Capanna Vallot e scendiamo lungo il “48a”, passando per il Grand Plateau… C’è una doppia da fare per superare il muro che sbarra l’accesso alla salita dai Grands Mulets… UARGH! Terranno i due abakalov?



Dal Plan des Aiguille, poco prima di ritornare alla macchina, scongiurato lo sfinimento e ormai al sicuro da ogni male, ci stringiamo le mani e ci congratuliamo, la via fatta ora non fa più paura! Grazie Paolo! Grazie Isy! Grazie Monte Bianco! A presto (spero)!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Siete dei grandi...

Carlo ha detto...

non sai quanto ti invidio... essere in cima ad una montagna, a maggior ragione il monte bianco, penso sia l'emozione più grande che si possa provare!

Complimenti!

A presto